
Il Castello che non c’é più: viaggio nella memoria di Este
Sulla sommità del colle che domina la città di Este, oggi il silenzio regna sovrano. Ma sotto quel manto di quiete, la terra conserva le tracce di una storia lunga, complessa e affascinante: quella del Castello di Este, un luogo che ha attraversato secoli di potere, guerra, fede, cultura e trasformazione.
Le prime pietre di questa rocca furono posate tra l’XI e il XIII secolo, quando i marchesi d’Este scelsero la cima del colle come punto strategico per la loro fortificazione. Ma già prima, in epoca altomedievale, il sito era stato occupato da strutture difensive, alcune delle quali sorprendentemente ben conservate. La posizione era perfetta: esterna all’antico abitato romano, ma vicina all’incrocio di due vie fondamentali, la pedecollinare Este-Baone e la Verona-Monselice, ancora in uso dopo la fine della città romana di Atheste.
La nascita della rocca
La prima fase dell’insediamento vide la costruzione di un recinto murario che abbracciava la vetta del colle, sfruttandone il bastione naturale. Le mura, regolari e simmetriche, si disponevano lungo un asse est-ovest, con torri rettangolari e cortine murarie. Una di queste torri era collegata a una piccola chiesa absidata, orientata con precisione verso est. La navata era completamente interna al recinto, mentre l’abside sporgeva all’esterno, visibile a chi si avvicinava al castello: una scelta architettonica audace, forse simbolica.
All’interno della chiesa, gli scavi di Alfonso Alfonsi nel 1913-14 rivelarono i resti di un altare quadrato e tracce di un pavimento in lastre di calcare rosa. Le murature, alte fino a 8 metri, erano costruite con mattoni romani di recupero, conci di volta e pietre, in una tecnica omogenea e raffinata.
Il torrione e la vita nel castello
Al centro del recinto, sorse un grande edificio rettangolare, simile a una torre, che si estendeva verso ovest, nascosto dietro la vetta del colle. I suoi muri, larghi fino a 3 metri, erano costruiti con blocchi di pietra irregolari e mattoni di recupero, in una tecnica più rozza rispetto alla cerchia muraria. Nonostante ciò, il torrione divenne il nucleo residenziale del castello, forse suddiviso in più piani, con ambienti interni e una finestra tamponata che suggerisce la presenza di solai.
Nel tempo, nuovi edifici si aggiunsero: fabbricati trapezoidali, cucine con focolari in argilla, strutture di servizio e anche un piccolo cimitero. Alcuni erano costruiti con materiali medievali di prima mano, segno che si era ormai giunti al XIII secolo.
Assedi e distruzioni
Nel 1213, il castello subì un devastante assedio da parte dei padovani. Una breccia di 40 metri fu aperta nelle mura esterne, arrivando fino al dolone. Edifici vennero demoliti, la chiesa fu scoperchiata e riempita di macerie, le sepolture sconvolte. Un piccolo ossario fu ricavato tra i ruderi, raccogliendo le ossa di adulti e bambini.
Ma da quelle rovine nacque una nuova struttura: il Mastio pentagonale, una torre dalla pianta simmetrica e dall’interno triangolare, costruita con mattoni di prima mano e una scarpa protettiva in corsi di mattoni romani. Era un capolavoro di ingegneria militare, forse su ordine di Federico II nel 1220 per ricostruire il castello in favore del Marchese d’Este. Questa torre fu l’unica a sopravvivere al nuovo assedio di Ezzelino da Romano nel 1249, anche se i suoi resti appaiono oggi inclinati e frammentati, forse a causa dell’ultimo grande assedio scaligero del 1317.
La rinascita carrarese
Nel 1339, Ubertino da Carrara diede vita al castello che oggi possiamo ancora vedere. I resti del vecchio castello estense – il muro sud del dolone, un troncone della cerchia in mattoni e il terrapieno – divennero le fondamenta di un ridotto interno sommitale, più simbolico che difensivo. Le nuove mura correvano fino a una torre con doppia porta, costruita sul vecchio ingresso, e si estendevano fino alla prima torre della nuova cerchia esterna nord-est.
Una larga rampa, costruita con macerie, saliva sull’area della vecchia chiesetta, fiancheggiata da muri di terrazzamento e da un alto muro con finestrelle irraggiungibili. Nell’area sommitale, un grande riporto di terreno livellò definitivamente l’ex dolone, e sui resti della torre pentagonale fu costruita una nuova torre quadrata.
Dal castello al parco
Con il passare dei secoli, il castello perse la sua funzione militare. Durante l’epoca che precede quella veneziana, fu lasciato in semi-abbandono. Restano solo tracce di un muro di chiusura della rampa, segni di asportazione di materiali e uno scavo nella chiesetta. Nel XIX secolo, il colle fu trasformato in parco pubblico: le mura interne del Ridotto vennero abbassate e convertite in terrazze panoramiche, offrendo scorci suggestivi sulla città.
Palazzo Mocenigo
Incastonato a lato dell’ingresso principale sulla cinta muraria carrarese, sorge oggi Palazzo Mocenigo, un’elegante dimora costruita alla fine del XVI secolo dall’omonima, nobile famiglia veneziana. Il palazzo ingloba nella sua facciata un tratto delle antiche mura del Castello dei Carraresi, che a sua volta era sorto sull’area della prima dimora feudale degli Estensi nel 1056, rappresentando un vero e proprio ponte tra la storia feudale e quella veneziana della città.
Originariamente composto da due corpi simmetrici a forma di “L”, uno dei due edifici fu perso a causa di un incendio nel 1785. Oggi l’edificio superstite si presenta su due piani, con il piano nobile decorato da finestre archivoltate e affreschi seicenteschi attribuiti al pittore vicentino Giulio Carpioni. Questi affreschi celebrano le virtù della famiglia Mocenigo attraverso allegorie, putti e trionfi di frutta e fiori.
E’ la sede del Museo Nazionale Atestino, che custodisce preziose testimonianze archeologiche e storiche del territorio, in primis la collezione più ampia e completa riguardante la civiltà dei Veneti antichi, di cui Este era la capitale riconosciuta.
Un castello che vive nella memoria
Grazie agli studi di Alfonsi, Bortolami, Contegiacomo, Moneti e Draghi, oggi possiamo ricostruire la storia del Castello di Este. Non è più visibile nella sua interezza, ma ogni pietra, ogni frammento, ogni traccia nel terreno racconta una storia di potere, fede, guerra e rinascita.
Il Castello di Este oggi
Camminando sulla collina, tra il verde e le rovine, si può ancora sentire il respiro del tempo. Il Castello di Este non è solo un luogo: è un palinsesto di pietra e memoria, un racconto scolpito nella terra, pronto a essere ascoltato da chi sa guardare oltre ciò che resta.
Oltre ai giardini storici ancora oggi pubblici, la Città di Este ha previsto aperture calendarizzate dell’area archeologica sommitale, con la possibilità di salire sul Mastio, e del Complesso del ”Castelletto del Soccorso”, nell’angolo a nord-est della cortina muraria riedificata dai Carraresi.